LE BORGATE DI MARMORA
Le borgate di Marmora si stendono a poche centinaia di metri l’una dall’altra su una costa soleggiata tra prati e pascoli e tra muri crollati e case abbandonate si nascondono notevoli ricchezze.
Partendo dalla Locanda Lou Pitavin in borgata Finello, si scende dal piccolo sentiero alla strada asfaltata, si svolta a destra per intraprendere l’itinerario culturale che risale alla borgata Biamondo dove c’è un grande santuario che reca la data del 1719, costruito attorno a un pilone del 1553 affrescato con una Madonna in trono con Bambino e attualmente incorporato nell’altare ligneo di buona fattura all’interno della chiesa. Tralasciando la deviazione per la borgata Finello si sale verso San Sebastiano, un primo nucleo di case in alto sulla strada, con la piccola scuoletta e portali in pietra sotto pesanti intonaci, dove vale la pena sostare attorno alla cappella dedicata al santo, piccolo gioiello nascosto di arte medievale con dipinti del 1450 opera del Baleison.
Costeggiando il diroccato mulino-segheria dove su un muro si può vedere un affresco di Boneto da Paesana, una strada sterrata sale alla borgata Torello. Qui Boneto ha lasciato tre affreschi, e c’è una casa con facciata a vela, pilastri rotondi e camere sospese.
Borgata Garino è a poche decine di metri di distanza: sul muro di una casa si trova incastonata un’originalissima bifora in pietra scolpita con figura antropomorfa. Da Torello un antico sentiero conduce a Tolosano, l’ultima borgata sulla strada del Colle di Esischie, che presenta non pochi motivi di interesse. Altri affreschi di Boneto, ma soprattutto una grande casa plurifamigliare che, ripulita se non proprio restaurata, è diventata sede di un piccolo museo del lavoro e della vita su queste montagne che purtroppo ora è stato chiuso.
Da Tolosano si scende tra i larici, osservando all’orizzonte i pascoli di Elva e il retrostante Monviso, lungo la carrozzabile asfaltata. Una breve deviazione ci porta a Urzio, dove si trova il più bell’esempio di facciata a vela di tutta la zona, con portali in pietra. L’itinerario scende fino ad Arata e tralasciando questa borgata, sulla destra parte un antico, suggestivo e panoramico sentiero che raggiunge direttamente Reinero, la borgata più grande e forse in passato la più ricca, a giudicare dalle numerose case (purtroppo in parte crollate) che conservano monumentali portali e aperture in pietra. Nel 1936 abitavano qui 69 persone, il maestro, il sarto, il bottaio, il calzolaio, il parroco, il panettiere. Il grande forno della borgata, datato 1557, cuoceva fino a 80 pani per volta, secondo la tradizione locale. Da Reinero saliamo a Parrocchia. All’interno vi si trova un fonte battesimale dell’inizio del XV secolo, all’esterno affreschi dello stesso periodo e si può osservare il campanile con bifore e cuspidi.
L’itinerario continua e passata la borgata Superiore, poco più in basso, tra prati che la tarda primavera riveste di fiori svariatissimi, ci sono la piccola borgata Sodà, un gioiello intatto di insediamento alpino e Serre, con il suo piccolo forno a fianco della strada. Di qui un sentiero ci conduce direttamente a Brieis.
Il forno appoggiato alla roccia, sopra la fontana, è assai interessante, con il caratteristico tetto a un solo spiovente. La cappella che lo fronteggia è dedicata alla Santissima Trinità, come si legge nel cartiglio dell’affresco in facciata, piuttosto deteriorata . Oltre ad alcune belle case nella parte alta della borgata, è rimarchevole una torre che sovrasta appena le altre costruzioni, con tetto a quattro spioventi (la “caso dl’avoucat”, secondo la tradizione locale).
Da Brieis parte il sentiero, a tratti ripido ma nel complesso godibilissimo, che raggiunge direttamente Vernetti, la borgata più bassa sede del municipio. Qui si svolgeva la famosa Fiero di Debit il 13 settembre, un appuntamento importante per un comune che viveva sui pascoli, sulle bestie. Una comoda carrozzabile risale il fondo del vallone, che fiancheggia l’officina del fabbro ferraio (ora casa privata) ed a destra si svolta sul sentiero che ci riporta alla locanda.